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Post by Maso il Vagabondo on May 13, 2007 12:25:52 GMT 2
Vi posto una piccola parte della continuazione del romanzo che avevo cominciato a postare precedentemente.. e inviterei coloro che nn l'hanno ancora letto a leggerlo e a darmi un parere o eventuali consigli...
I soldati che avevano creduto in un improvviso attacco rinfoderarono le spade, ma alcuni mantennero i loro archi puntati verso lo straniero che si avvicinava rapidamente. Il cavaliere tirò le briglie del suo possente destriero che si impennò furiosamente, scese velocemente e corse verso il gruppo di soldati sventolando la bandiera della confederazione; con il terrore dipinto negli occhi passò lo sguardo da Memeth ai due soldati che lo tenevano sotto mira con i lunghi archi. Si guardò intorno smarrito e poi rivolto a quello che riconobbe immediatamente come il comandate di quel gruppo di soldati disse affannosamente: -Ci hanno attaccati signore…da nord…sono ovunque…siamo in minoranza…ci… ci servono rinforzi… L’esercito di Demeren, dov’è l’esercito di Demeren?- Memeth guardò un attimo l’uomo negli occhi mentre quello aspettava ansiosamente una risposta, una risposta che avrebbe potuto incidere sulla vittoria o sulla sconfitta di un intero regno. Il comandante rimase un attimo col lo sguardo fisso nel vuoto poi si voltò verso i due uomini che tenevano sotto tiro l’uomo e disse loro: -Soldati, portate quest’uomo nella tenda di Edremeth, e procurategli dell’acqua, ci raggiungerà tra qualche minuto- Così dicendo fece un cenno a Ravel che lo seguì rapidamente, poi chiamò a gran voce altri due soldati indicandogli di raggiungerli al più presto nella tenda più grande dell’accampamento. Una volta entrati nel padiglione Memeth si sedette su una delle sedie e passandosi una mano tra i capelli alzò lo sguardo verso Ravel che con, ammutolito, fissava il vuoto. -Questo sancisce la nostra sconfitta Memeth- disse il soldato alzando le braccia e facendole ricadere lungo i fianchi sommessamente, sedendosi poi di fronte al suo comandante. -Questo non sancisce un bel niente Ravel! Almeno per ora, anche se non mi spiego in ogni caso le parole di questo messaggero… come può non essere ancora giunto a Pimcbak il nostro esercito? -Eppure fino a tre giorni fa ci precedeva, ne sono certo; la campagna intorno a Barteles era ricoperta da evidenti segni del suo passaggio! Non me lo spiego!- disse Ravel attraversando il piccolo padiglione da parte a parte, a grandi passi. Memeth stava per riprendere parola quando dall’esterno due uomini si pararono davanti all’entrata della tenda, proiettando ombre scura su di essa. -Avanti!- disse Memeth rivolto ai due uomini I due entrarono, salutarono il loro comandante portandosi la mano al cuore e poi alla fronte e si sedettero su due sedie affianco a Ravel. -Erec, Helmeo… vi ho chiamato- disse Memeth velocemente tirando fuori alcune cartine da una delle tante bisacce che si trovavano ammucchiate per terre – vi ho chiamato, per comunicarvi la tragica notizia che ci è appena giunta da un messaggero dei Diaden pochi minuti fa- Il volto dei due uomini si contrasse all’udire queste parole e la loro espressione si tramutò un misto di stupore e perplessità. -L’esercito che sarebbe dovuto arrivare a Pimcbak oggi stesso, non è mai giunto. Eppure ci precedeva fino a pochi giorni fa…- disse Memeth, il viso tirato e la fronte corrucciata, fissando i due soldati. -Quale può essere la causa di ciò?- chiese bruscamente Helmeo, sbattendo il pugno sul tavolo, evidentemente colpito dalla notizia. -L’esercito avrà deviato per le piane dell’Haskonsor, in effetti quella di Pimcbak era solo una tappa intermedia in cui l’esercito di Demeren avrebbe dovuto unirsi a quello di Hede’n Kalen!(off: Pimcbak secondo la lingua ufficiale della Lega del Daeren) - esclamò Erec. -C’è un’altra notizia- cominciò il Comandante interrompendo il soldato – Hede’n è stata attaccata la notte scorsa dagli eserciti di Gerswul e dell’Haskonsor! E ora fuoco e fiamme ricoprono l’antica capitale…- Silenzio… Helmeo si alzò dalla sedia portandosi le mani alla testa e, per un lungo, interminabile momento il silenzio riempi la tenda – Questo non è possibile Memeth! Se dovesse cadere Hede’n, capitale della Lega, allora quali speranze ci sarebbero per i restanti regni del Mondo Conosciuto?- -Pimcbak non è ancora caduta Helmeo! Anche se minima, resta ancora speranza! Ora sentiremo il messaggero e vedremo cosa dirà…dopodichè potemo permetterci di pensare al futuro- Dettò ciò Memeth mandò Helmeo a chiamare il messaggero che, nella tenda del medico Edremeth, aspettava di essere di essere ricevuto dal comandante. A lungo si incrociarono sguardi affranti, dubbiosi, sommessi e la rabbia serpeggiò tra coloro che erano stati informati della notizia, finchè Erec, rivolgendosi al suo capitano chiese: - E ora cosa pensiamo di fare Comandante, continuare per la nostra strada o andare a ricercare l’esercito che, a sentire dalle tue parole sembrerebbe svanito nel nulla?- -Non sono le mie parole Erec! Sono le parole di un messaggero disperato e di una città che è ad un passo dall’essere inghiottita, e che non vede arrivare i soccorsi che sperava! Riguardo i nostri spostamenti futuri penso che senza dubbio ci dirigeremo verso Hede’n, combatteremo e difenderemo l’unico baluardo che ancora possiamo vantare in questa civiltà alla deriva; il nostro esercito saprà cavarsela: un ottimo generale lo guida, e ottimi comandanti sono al suo servizio…non dobbiamo preoccuparcene… Per ora.
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Post by Celebel on May 16, 2007 17:06:33 GMT 2
non male anche questo...appena ho un po' di tempo vado a rileggermi la prima parte per leggerlo senza frazionarlo
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Post by Theoden on May 19, 2007 15:15:23 GMT 2
buon lavoro. quoto celebel...devo rileggere il precedente...
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Post by Thorin on May 19, 2007 16:07:22 GMT 2
anke io lo letto mica male continua cs.............................cmq riguardo al discorso di Sauron ho letto che rommel addirittura era polacco e nn tedesco ed era un generale che difendeva la capitale polacca
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Post by earendil on May 19, 2007 20:54:29 GMT 2
ma che bravo... bello, mi piace...sviluppa l'idea^^
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Post by Maso il Vagabondo on May 20, 2007 22:34:20 GMT 2
grazie grazie...
detto da te earendil è un grande complimento...:-P!
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Post by babaiaga on Jan 5, 2008 12:33:30 GMT 2
Non male, non male, non male... mi ha preso più dell'inizio. Descrivi molto bene le scene e l'umore dei personaggi... spero nel prossimo capitolo!
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Post by Maso il Vagabondo on Jan 8, 2008 19:15:56 GMT 2
grazie dei complimenti, eccoti accontentato ;D
La tenda si aprì, e gli uomini al suo interno si voltarono, curiosi di vedere il messaggero e di udire le sue parole. L’uomo, evidentemente scosso, accompagnato da due guardie, Tildok e Nester, e da Helmeo, venne fatto accomodare su uno dei numerosi sgabelli, il suo viso era consunto, stanco, i capelli ancora sporchi di sangue, lo sguardo era vacuo, perso nel vuoto. Mentre alcuni soldati si affaccendavano attorno all’uomo, il Capitano Memeth gli si sedette davanti; per alcuni secondi lo fissò negli occhi, impassibile di fronte a quella maschera di terrore, e infine prese parola: -Il tempo scarseggia, ogni secondo passato in silenzio è un ulteriore passo verso la fine, quindi parla mesaggero, e raccontaci la tua storia- L'uomo alzò lo sguardo verso Memeth, per un attimo sembrò riacquistare un po’ di lucidità, ma ricadde subito nella disperazione, portandosi la testa tra le mani. -Parla soldato! Per il bene tuo e del tuo popolo!- ordinò Memeth. Nella tenda ogni minimo mormorio tacque. Il messaggero prese la parola. -Mi chiamo Kamikos, cavaliere dell’esercito dell’Hekkara, fedele servitore del mio regno e della Daerem. Sotto l’ordine del mio re vengo a voi per chiedere il vostro più immediato aiuto- L’uomo sembrava essersi ripreso dalla disperazione che aveva attanagliato il suo cuore, ritornando alla tipica compostezza del soldato. -Ci hanno attaccato due notti fa, da nord, mentre la città era sorvegliata solamente da poche migliaia di soldati disposti qua e là lungo le mura e negli accampamenti intorno alla città…- l’uomo si passò una mano tra i lunghi capelli, e sospirò. -Se solo ci avessero attaccato la notte precedente, avrebbero trovato ad attenderli un esercito così possente da far tremare le montagne al suo passaggio…- -Ma riguardo a ciò sicuramente erano stati avvertiti- lo interruppe Memeth. -Questo è sicuro…ma gli interrogativi di questa vicenda sono molti signore, a partire dal mancato arrivo del vostro esercito, che, forse, assieme a quella piccola parte dell’esercito dei Diaden avrebbe potuto tenere testa a quest orda di barbari giunti da ogni dove- -Ma Hede’n non è ancora caduta! Non è ancora caduta!- disse quasi urlando un soldato di bassa statura, muscoloso, dai capelli corti e dallo sguardo torvo, facendosi avanti tra la folla di soldati, trovando in quel gesto il consenso degli altri soldati. Memeth gli lanciò un’occhiata e quello tacque. -No, ma manca poco- proseguì l’uomo –i nostri eserciti, partiti tre notti fa, convinti di dover affrontare un enorme massa di uomini ben armati, si sono trovati invece ad affrontare un misero gruppo di uomini che, però, sono riusciti ad occupare per molto tempo i nostri soldati. -E mentre questi, ignari di tutto, e forse già esultanti per la scarsità di uomini, ancora combattevano ma già si apprestavano a festeggiare, a molte miglia di distanza l’unica città ancora in grado di difendere i regni della Daerem veniva attaccata da un esercito di proporzioni apocalittiche…- continuò Memeth. -Esattamente, e, come dicevo prima, i dubbi restano molti; due giorni prima avevamo inviato, verso nord e verso est piccoli gruppi di soldati con il compito di sorvegliare l’area, così, per precauzione, e questi, tornati, ci avevano assicurato che l’area era sicura, che non c’era nulla di sospetto e che si poteva continuare l’operazione- -Ma non era così- continuò Memeth pensieroso. -Traditori! Neanche in casa vostra siete al sicuro, voi dell’Hekkara e i vostri amici Diaden! Come facciamo a fidarci di voi come alleati?!- proruppe l'uomo che già aveva parlato precedentemente, riscontrando un’altra volta il consenso di numerosi tra i presenti; ma questa volta Memeth non lo zittì, segno che forse, anche lui, in fondo, condivideva il punto di vista dei suoi soldati. Il messaggero lo scrutò quasi con disprezzo, ma non proferì parola e anzi, si alzò lentamente, si sistemò il mantello nero e si rimise lo scuro elmo in capo, poi si fece largo tra i numerosi soldati e seguito dai loro sguardi e da un brusio diffuso uscì dalla tenda, capo chino, come se la sconfitta pesasse già sulle sue spalle. Come una lenta processione il resto dei soldati lasciò la tenda. Fuori si era fatta sera, la temperatura si era abbassata e la luce rossastra del sole al tramonto si protendeva ancora verso il crescente buio della notte… ma in quella normalissima circostanza qualcosa, oltre alle funeste notizie portate dal messaggero, turbava il Capitano Memeth e i suoi soldati… -Guardo verso est…ed è come se guardassi il tramonto alle mie spalle…- disse uno dei soldati guardando quasi meravigliato l’orizzonte ad est, oltre i monti. Alcuni uomini risposero perplessi alla frase del loro compagno, ma alcuni si voltarono verso est scrutando il cielo. E solo allora cominciarono a capire. Nel piccolo accampamento scese il silenzio interrotto solamente dalle imprecazioni sommesse e dai gemiti di alcuni soldati. -Hede’n Kalen brucia…- disse il messaggero, facendosi avanti tra il gruppo. -Siamo stati sconfitti, la sacra città del Neligridìad è caduta, e con lei tutte le nostre speranze- e dicendo ciò si inginocchiò, si tolse lo scuro elmo e portandosi la mano alla bocca baciò l’umido terreno. Memeth, guardando anche lui verso la luce all’orizzonte, si avvicinò a Kamikos e gli posò una mano sulla spalla: -Nessunò ballerà mai sulle rovine delle nostre sacre città, e se anche questo dovesse essere l’ultimo giorno di luce su questo mondo, chi mai riuscirà a cancellare definitivamente il ricordo delle nostre gesta e dei nostri bellissimi regni di luce? Se anche il futuro si dovesse prospettare più buio e triste di quello che è già, vivrà sempre nelle generazioni a venire un seme di speranza, pronto a sbocciare nel momento più cupo, e come la debole edera riesce a soffocare anche i muri più grossi, così la forza del nostro popolo riuscirà a scavalcare l’arroganza di questi barbari. Non siamo stati sconfitti, questo è solo l’inizio… solo l’inizio- disse sospirando Memeth, poi si voltò e si diresse verso i suoi soldati raggruppati a semicerchio a una decina di metri dal luogo in cui lui e Kamikos avevano parlato. -Sellate i cavalli uomini, si parte- Un coro di esclamazioni esultanti si alzarono dai soldati -Per la gloria!- urlarono alcuni –Per il nostro Capitano- esultarono altri. E così alla luce della rovina di un’antica civiltà, quel così piccolo gruppo di uomini partì alla volta di ciò che aveva rappresentato l’ultima speranza di luce e di salvezza di fronte ad un mondo caduto inesorabilmente nel baratro dell’oscurità.
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Post by earendil on Jan 8, 2008 23:06:19 GMT 2
uao maso, ma allora sei ancora vivo! bello mi piace, l'idea è bella, si capiscono le situazioni che vuoi creare tra i personaggi... di negativo c'è che a volte manca un po' di punteggiatura e che a volte ce n'è troppa, ma il ritmo delle frasi è bello sì... unico appunto: il linguaggio dei personaggi varia un po' durante il dialogo; certe espressioni sono + moderne ('punti interrogativi'), altre tendono all'epico... ah e la parola 'soldati' l'hai ripetuta un po' troppe volte^^ cmq riconfermo...idea bellissima
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Post by Maso il Vagabondo on Jan 9, 2008 20:47:14 GMT 2
sn resuscitato......cmq grazie earendil...
vedrò di correggere gli errori....:-P
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Post by Maso il Vagabondo on Aug 3, 2008 15:49:33 GMT 2
Vi posto parte della continuazione
Mattino dopo
-Dimmi Kamikos, una volta raggiunta Hede’n, con chi ci troveremo a combattere?- chiese Memeth al messaggero mentre si apprestavano a guadare un torrente che scendeva spumeggiante dalle alte montagne che ancora li separavano dalla città in fiamme. L’uomo parve scosso, come se fosse appena stato svegliato da un sonno profondo… si scaldò le mani col fiato caldo e spronò il cavallo per spingersi di fianco di Memeth, che lo precedeva di poco. -Ci stiamo gettando tra le braccia dei nostri carnefici, non stiamo andando a combattere – disse cupamente Kamikos -… ma forse hai ragione tu Capitano, meglio battersi subito che perire in futuro catturati dai barbari…il finale in fondo, sarebbe lo stesso- -Rispondimi soldato! I tuoi pensieri qui non interessano a nessuno, e il tempo scarseggia!- mentre Memeth diceva ciò, venne raggiunto da Ravel. -Capitano… facciamo attenzione, non dobbiamo abbassare la guardia, ci troviamo in una gola a poche miglia da una città assediata, i pericoli possono essere molti- disse il soldato scrutando i cupi alberi che si inerpicavano per le ripide montagne. -Grazie Ravel, terremo gli occhi aperti. Continua Kamikos- -come stavo per dire prima di essere interrotto, ci troveremo davanti le popolazioni più cruente di questa terra; da est sono giunti i popoli nomadi dell’estremo Haskonsor orientale, con tutte le loro bizzarre e spaventose bestie al seguito – cominciò a raccontare il messaggero. Intanto mentre parlava il resto dei soldati si affiancò alla piccola avanguardia del gruppo, desiderosi di conoscere il loro destino, e, forse, a quale fine sarebbero andati incontro. Il sole era ormai sorto completamente, dovevano essere le nove del mattino, e con l’aumentare della luce decisero di lasciare la strada principale che stavano ormai percorrendo da qualche miglio, per addentrarsi in un piccolo sentiero nascosto che la costeggiava per molte miglia. La via che decisero di percorrere si dimostrò più impervia del previsto, grossi tronchi caduti ormai da tempo ostacolavano in più tratti il passaggio dei numerosi cavalli, segno che quel sentiero non era stato battuto che da loro nel giro di lunghi mesi. Furono costretti a smontare dai loro destrieri. Ormai la città non distava più molto, e dietro l’ultima fascia di montagne, si scorgevano, se si osservava bene, numerose colonne di fumo che salivano minacciose nel cielo. -…da nord è poi giunta la feccia di Gerswul- continuò il messaggero, fattosi ancora più cupo –banditi, uomini evasi di prigione e, prima che partissi per racarvi la notizia dell’attacco, era persino giunta voce dell’arrivo dei gers dell’estremo nord, i dragoni delle nevi…- -Credevo fossero solo una leggenda obliata da tempo- interruppe Ravel. -Purtroppo non è così, alcuni osservatori ci hanno confermato che si sarebbero uniti agli eserciti di del nord per il puro desiderio di sgranchirsi un po’ le ossa…- disse sorridendo ironicamente Kamikos. - Beh… direi che è evidente che la fortuna ultimamente non è dalla nostra parte- asserì Orodrat, intromettendosi nel discorso. - Finora non lo è mai stata!- disse Tildoc dalla retroguardia del piccolo gruppo. -E forse non lo sarà mai!- gli fece eco Orodrat. -Meglio...non siamo abituati a lottare con la fortuna dalla nostra parte- disse Tildoc -Come hai ragione amico… sia maledetta la fortuna!- esclamò Orodrat alzando le mani al cielo. Alcuni soldati sorrisero nell’ ascoltare il dialogo tra i due uomini, e questo rianimò un po’ il gruppo, che ricominciò ad avanzare più velocemente in quell’impervio sentiero. La temperatura si era leggermente alzata, anche se forse nel pomeriggio avrebbe fatto freddo, visto le nuvole che si scorgevano in lontananza verso ovest… se così fosse stato, certamente la fortuna si sarebbe rivelata ancora una volta avversa ai soldati. Il bosco si diradò leggermente, alti faggi protendevano i loro lunghi rami verso il cielo e il suolo era ricoperto di foglie cadute ormai da tempo; il silenzio dominava quel luogo e nessuno avrebbe mai detto che poche miglia più avanti imperversava una battaglia. Ricominciò a cadere la neve, del tutto inaspettata e questa volta più fitta, ma i soldati, nonostante le imprecazioni varie, non ne risentirono perchè l’intricata rete di rami non permetteva ai fiocchi di giungere al suolo. La neve quell’anno era giunta in anticipo e molto più abbondantemente che negli anni precedenti; questo sicuramente avrebbe rallegrato tutti i fanciulli, per i quali la caduta della prima neve era avvertita come l’inizio di un periodo di festa e divertimento, ma non era sicuramente così per tutti coloro che fanciulli non erano più da tempo, infatti nonostante le vie della Daeren fossero ampie e ben mantenute i mercanti avevano serie difficoltà quando si trovavano a doverle percorrere dopo un’abbondante nevicata, i contadini perdevano preziose giornate di lavoro a spalare i loro campi e i soldati erano rallentati e spesso messi in difficoltà e le loro armi dovevano sempre essere ben protette e accuratamente asciutte. Per questo quando cadeva la prima neve, soprattutto in tempo di guerra, le imprecazioni non erano poche sulla bocca di tutti. Quando il loro cammino non fu più intralciato da tronchi caduti e ostacoli vari poterono finalmente risalire a cavallo e procedere più velocemente, cosicché probabilmente, secondo le stime di Memeth, sarebbero riusciti a giungere sul campo di battaglia entro il pomeriggio. Tutto era tranquillo e nulla tradiva l’ansia e la paura che attanagliavano quel luogo da tempo, il vento continuava a soffiare leggero tra i rami e la neve a cadere silenziosamente. D’un tratto però Orodrat sguainò la spada, e Memeth voltatosi di scatto, sentendo il suono del metallo, fece lo stesso, arrestando il cavallo di colpo, e tutto il resto della compagnia imitò prontamente il comandante, così che d’un tratto quel luogo risuonò di cinquanta e più spade sguainate Ma tutto nel bosco restò in silenzio mentre i soldati si lanciavano occhiate interrogative domandandosi quale fosse stata la causa di quell’improvviso allarme. Irato Memeth si voltò allora verso il soldato che per primo aveva sfoderato la propria arma. -Orodrat! La nostra segretezza non durerà a lungo se al primo fiocco di neve che ti tocca il naso sguainerai la tua spada come se assalito da un Troll! -Comandante la nostra segretezza non è più tale ormai da tempo, sei forse troppo ansioso per l’imminente battaglia, da non riuscire a tendere le orecchie e ad acuire lo sguardo?- domandò il soldato. Memeth a quelle parole si accigliò, effettivamente non aveva notato nulla di sospetto intorno a se, e guardando gli altri uomini si accorse che anche loro condividevano quel sentimento. Restarono in silenzio per alcuni minuti. Nulla si mosse. Memeth allora voltò il cavallo e fece segno di ricominciare la marcia; alcuni rinfoderarono le loro armi, altri continuarono a restare in ascolto, altri ancora per sicurezza ricominciarono il cammino, tenendo però in mano l’arco con una freccia già incoccata. Nel bosco allora risuonò uno strano richiamo, simile a quello di un qualche sconosciuto uccello, e subito dopo frecce vennero scagliate da punti imprecisati tra gli alberi e il bosco si riempì di sibili. lo sconcerto improvvisamente riempì i cuori dei soldati che, presi alla sprovvista, cominciarono a scoccare frecce verso invisibili nemici lanciando urla di guerra, mentre altri con gli scudi si proteggevano. Velocemente smontarono tutti da cavallo e si misero in posizione di attacco, spade sguainate e scudi alzati a difendere il busto fino al collo; le frecce continuavano a sibilare nell’aria e a conficcarsi negli alberi. Ma nessuno dei soldati di Demeren sembrava apparentemente ferito. Fu allora che Memeth urlò rivolto a coloro che ancora lanciavano frecce nel vuoto contro gli invisibili nemici: -Bastaaaa!- Il silenzio calò allora nuovamente sul bosco, gli uomini guardandosi intorno notarono che le frecce scagliate dagli avversari erano tutte conficcate negli alberi alle loro spalle, e che nessuna di esse aveva ferito o lontanamente sfiorato alcun soldato. Improvvisamente un uomo, apparentemente dal nulla, balzò di fronte a Memeth, il quale, grazie ai riflessi pronti, frutto di anni passati a combattere, e nonostante l’inaspettata sorpresa, sferrò un colpo contro l’uomo che però riuscì agilmente a schivare il punto e a ritrarsi ad una certa distanza dal soldato. -Scusate l’accoglienza poco calorosa- esordì quello –ma questi sono gli ordini, abbiamo il compito di attaccare chiunque oltrepassi i confini di Hede’n e nell’incertezza certamente non potevamo uccidervi dato che le vostre vesti non si addicono ad un fuorilegge della Feccia- -Il mio nome è Memeth e sono il comandante di questi uomini, apparentemente l’ultimo baluardo dell’esercito di Demeren scomparso prima della battaglia- cominciò il comandante –e voi fareste meglio ad accertarvi chi attaccate prima di tendere queste imboscate…la nostra reazione avrebbe potuto uccidervi, nonostante voi agiste in buona fede.- -Ah…di questo non c’è problema, le vostre frecce avrebbero fatto più effetto se fossero state lanciate da un cieco- e mentre diceva ciò, alle sue spalle comparvero altri uomini come lui, coperti tutti da grandi cappucci e da mantelli color del bosco. Alcuni si erano calati dagli alberi, altri uscirono dai cespugli sparsi qua e la, altri ancora da buche scavate nel terreno.
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Post by earendil on Aug 7, 2008 18:50:58 GMT 2
e come al solito, la pazza si legge tutto l'ambaradam! hehe...non ho quasi critiche da fare...vuol dire che stai migliorando allora XD va beh...una sola...le ripetizioni di parola (si tumula)
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Post by Maso il Vagabondo on Aug 7, 2008 21:17:49 GMT 2
quali parole? dimmi che correggo
ah..visto che ti piace (ahah) ti posto il seguito (ahahah)
-Noi siamo i Sorveglianti, e giorno e notte custodiamo questi confini e a nessuno permettiamo di varcarli inosservati- -Siete così abili che un intero esercito è riuscito ad attaccare la vostra città- disse tra i denti Erec che si trovava quasi di fianco a Memeth. L’uomo fece finta di nulla. -Vi scorteremo fino in città, se riusciremo a giungervi… stiamo guadagnando terreno in questo momento, le notizie che ci giungono dal campo di battaglia non sono delle migliori ma siamo comunque ottimisti- disse il soldato. L’uomo poi si voltò e fece un cenno a due sorveglianti che si trovavano più indietro , i quali si avvicinarono al gruppo. -Ombra e Foglia vi accompagneranno fino alle porte di Hede’n, tramite una via nascosta che per ora siamo certi i nemici non abbiamo ancora scoperto. Il tempo e poco, e la caduta è ormai troppo vicina, mi scuso in anticipo per questo precoce congedo, ma spero che avremo modo di rincontrarci nuovamente sul campo di battaglia- fece un cenno con capo, si voltò e in un batter d’occhio scomparve nella boscaglia, seguito dagli altri uomini. Memeth e il resto dei suoi soldati rimasero in quel luogo stranamente silenzioso, ancora storditi dal veloce e imprevisto incontro con i Sorveglianti di Hede’n. -Seguiteci, presto!- fece uno dei due uomini, forse quello che rispondeva al nome Foglia, indicando un punto nella boscaglia che apparentemente non sembrava percorsa da alcun sentiero. -Dovrete abbandonare i vostri cavalli, se ne prenderanno cura i nostri uomini, e se gli Dei vorranno a battaglia finita potrete venire a recuperarli, intanto, non appena giungeremo in città, vi verranno dati altri ottimi destrieri- -Non c’è modo di proseguire con i nostri cavalli?- domandò il giovane Ravel speranzoso. -Alcuno- tagliò corto l’uomo. Ravel fece per controbattere ma Memeth lo zittì. -Se questo è l’unico modo per giungere in città, lasceremo i nostri cavalli nelle mani di questi uomini, sapranno di sicuro prendersene cura, il tuo Rall starà bene.- Poi si voltarono e scomparvero nel fitto del bosco.
Di Hede’n Kalen non restava che uno svilito fumante scheletro. A quella vista la disperazione attanagliò il cuore di tutti e alcuni gemettero, altri lasciarono cadere a terra i propri scudi. -E’ questa la fine delle nostre speranze allora?- disse abbassando il capo e sfilandosi l’elmo Erec. Dietro di lui Orodrath si chinò, inginocchiandosi e raccogliendo un pugno di terra. -Non so Erec, ma un’altra volta la fortuna ci è avversa, un qualche dio forse non sostiene la nostra causa- Lontano da quei discorsi, Memeth osservava la città fumante, non ancora espugnata, ma distrutta dalle fiamme dei draghi e dai dardi lanciati dalle macchine. Era inutile piangersi addosso, la disfatta non era lontana, ma ancora la guerra imperversava; lontano, dal campo di battaglia, giungeva infatti un rombo sordo, in cui si distinguevano appena i suoni dei corni e le grida dei soldati. Ma il luogo dello scontro, a causa del bosco che proseguiva scendendo dal versante della montagna, gli era celato alla vista. -Soldati, cosa fate?- disse, vedendoli intenti a discutere sommessamente sulle sorti nefaste della battaglia –non è questo il momento di disperare, giù nella piana si combatte, venite- e così dicendo estrasse la lama scintillante e a passo spedito si diresse verso sud, lungo il sentiero che costeggiava le maestose mura esterne della città. Hede’n era infatti protetta da una doppia cinta muraria che correva, inframmezzata da numerose massicce torri, lungo tutto il suo perimetro e che rendeva la città quasi inespugnabile, poiché chi fosse riuscito ad abbattere il primo, enorme cancello, sopravvivendo prima alle colate di olio bollente e al lancio di frecce dal bastione sovrastante il portone principale, si sarebbe trovato di fronte ad un’altra, ancor più massiccia cinta muraria preceduta da un largo fossato, superabile solo attraverso un ponte levatoio, sempre sollevato nei periodi di attacco. Hede’n Khalen era stata progettata per durare in eterno, senza essere mai espugnata. Memeth e gli altri soldati proseguirono per un altro po’ lungo lo stretto sentiero tra le mura e il versante boscoso della montagna, poi, superata una curva e lasciato il sentiero che costeggiava le cinta, il comandante fece cenno di fermarsi. -Memeth, perché non proseguiamo lungo il sentiero?- domandò Erec. -Perché costeggia le mura fino all’ingresso principale, vuoi forse lanciarti nella battaglia senza prima osservare la situazione? Arrampichiamoci su quest altura, facciamoci un’idea complessiva e poi penseremo al da farsi- così dicendo Memeth, seguito dai compagni, si inerpicò sulla piccola collinetta rocciosa. Raggiunta la sommità, non ebbero nemmeno il tempo di lanciare uno sguardo sul campo, che il vento, proveniente dalla pianura, li investi con una forza poderosa, costringendoli a chiudere gli occhi e a ripararsi con le braccia. Non appena cessò un poco e furono di nuovo in grado di vedere, lo spettacolo che si parò loro davanti, anche se in parte già atteso, li lasciò a bocca aperta. Giù nella pianura, a circa un miglio da loro, due enormi eserciti si stavano affrontando con una forza inaudita: uno, dai colori sgargianti, che andavano dal rosso al verde, fino al bianco, e dal quale proveniva uno scintillio di luminose lame, si trovava schiacciato contro le mura della città, chiaramente in difficoltà; l’altro, enorme, uniforme e compatto, privo di colori a parte il marrone del cuoio e della pelle, e il nero del ferro poco lavorato, ruggiva come un’unica bestia incatenata. Sopra gli eserciti volteggiavano minacciosi enormi draghi provenienti dalle montagne del nord, e aguzzando lo sguardo si potevano distinguere le altre diaboliche bestie che i barbari solevano portarsi in battaglia: schiere di grandi lupi delle nevi, rari e micidiali, minotauri provenienti dalle lontane montagne di Shar, possenti Troll rivestiti da spesse placche di ferro e armati con enormi mazze e altre strane bestie portate dall’oriente, mai incontrate prima nei vasti territori della Daerem. L’enorme esercito dei barbari non possedeva che un piccolo armamento composto da poche catapulte, se paragonato a quello degli avversari, ma nonostante tutto si trovavano in netto vantaggio. -Capitano, la situazione non è delle migliori, ma l’unica cosa che possiamo fare e lanciarci nella battaglia, l’ultima battaglia, in fondo solo gli dei potranno deciderne l’esito… Scendiamo combattiamo, e preghiamo che la fortuna sia dalla nostra parte, perché, se così non fosse, sappiamo tutti che cosa ci riserverebbe il futuro- disse Erec -Non ce lo ricordare, lo sappiamo bene- fece eco da dietro Orodrath. Alcuni sorrisero. -Allora soldati, siamo pronti?- domandò Memeth scrutandoli uno ad uno -Per prima cosa scenderemo lungo le mura e ci uniremo alle retrovie che difendono il portone, così da raccogliere qualche notizia in più sulla battaglia, poi ci spingeremo man mano più avanti fino alle prime linee, e solo allora comincerà il vero e proprio combattimento, d’ accordo?- Ci furono sguardi di consenso ma nessuno disse una parola. -Se allora va bene per tutti, andiamo!- e così dicendo, a passo spedito, Memeth si lanciò giù dall’altura, seguito dagli altri numerosi uomini. Mentre marciavano, quasi correndo, alla base delle alte mura, alcuni soldati sollevarono i vessilli di Demeren e altri suonarono in quei grandi corni che avrebbero dovuto annunciare l’arrivo di un esercito ben più grande di quel misero gruppo di uomini. Si misero a correre, i nemici non distavano più che qualche decina di metri, alcuni tirarono fuori i loro archi cominciando a scagliare frecce contro l’orda di barbari, altri sollevarono le spade preparando gli scudi all’impatto. Tanto i barbari era presi dal combattimento che non si accorsero dei soldati di Demeren se non quando questi gli furono ormai addosso. L’impatto fu violentissimo.
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Post by earendil on Aug 8, 2008 12:58:54 GMT 2
d'ho XD scherzo...ho letto anche questo. mi piace la storia, una domanda sul finale: dov'è finito il buon proposito di passare dalle retrovie? e un'altra... come hanno fatto i barbari a non accorgersi dell'avvicinamento, se è stato annunciato da abbondanti squilli di corni da parte dei difensori?
per il resto, una cosa già detta: a volte espressioni un po' fiscali... 'siamo comunque ottimisti', 'mi scuso in anticipo','la situazione non è delle migliori'. un'altra cosa: anzichè 'alcuno' il sorvegliante avrebbe dovuto rispondere 'nessuno'... dato che alcuno ha valore affermativo in italiano, e deve quindi essere preceduto dal 'non' per poter dire nessuno (es. non c'è modo alcuno).
belle le descrizioni... Di Hede’n Kalen non restava che uno svilito fumante scheletro... e l'esercito che ruggiva come un’unica bestia incatenata. bellissima^^
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Post by Maso il Vagabondo on Aug 8, 2008 18:36:55 GMT 2
giusto ieri prima di postare mi sono accorto del fatto che il buon proposito delle retrovie me l'ero scordato...ma non avevo voglia di modificarlo :-P..., e anche della frase "siamo ottimisti"...
per quanto riguarda i barbari hai ragione sugli squilli di tromba...ma comunque il fattore sorpresa un minimo sarebbe restato..pensa al fosso di helm quando gli uruk hai si videro arrivare contro i rohirrim e gandalf
ah..finisco e posto il seguitus
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Post by pipino on Aug 11, 2008 12:36:58 GMT 2
6 mitico!!! Anke io avevo iniziato a scrivere un libro ma è più difficile di quanti sembri.... E cmq ciao a tutti...
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Post by Maso il Vagabondo on Aug 18, 2008 12:38:31 GMT 2
grazie pipino!
appena termino di scrivere il resto lo posterò ciao
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Post by Xx.Shikamaru.xX on Sept 2, 2008 22:18:54 GMT 2
come???!!?? scrivete dei libriii!!! caspita!!! che gente meravigliosa che ce qua...se fossi io cosi...pero ho fatto un riassunto su tutto il signore degli anelli per la scuola di 22 pagine e ho preso un 10 pieno!!!
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