Post by Maso il Vagabondo on Jul 20, 2006 19:57:31 GMT 2
Da un anno ormai sto buttando giù alcuni appunti per un racconto, ho scritto pagine e pagine per chiarirmi un pò le idee e ora ho cominciato la stesura di questo racconto.
Vi posto le prime tre pagine anche se non vi dieranno molto, aspettando un vostro parere
Il sole sorse, lontano ad est, dietro alti monti che si ergevano distanti, all’orizzonte.
Era un sole freddo, che non riscaldava né il cuore né il corpo, e il suo cerchio lucente era offuscato da grigie nuvole dalle quali scendeva, occasionalmente, qualche fiocco di neve.
Da nord spirava un vento gelido ed era ormai da giorni che non dava segno di attenuarsi.
Ma non era un vento di quelli che soffiavano comunemente in quel mondo antico e decadente in cui grandi imperi soggiogavano piccoli regni, in cui il sangue impregnava le vie di ogni città.
Quel vento portava in se urla lontane, urla di dolore e di supplica.
Appoggiato ad un possente albero un uomo ascoltava quei versi strazianti, proteggendosi il viso dal vento gelido con le mani.
Abbassò lo sguardo guardando la candida neve caduta giorni prima e ormai ghiacciata, cercando di riscaldarsi in qualche modo.
Si alzò e accese la pipa che teneva tra i denti, non vedeva altro modo per evitare il freddo restando in solitudine, cercò di emettere qualche anello di fumo ma invano.
Si era allontanato dal suo gruppo per riflettere sul da farsi e per concentrarsi, da ormai qualche ora e, pensò, sicuramente il resto degli uomini ora lo stava aspettando, se non persino cercando.
Raccolse la spada che aveva lasciato appoggiata ad un faggio e si diresse, attraverso il bosco, verso il piccolo accampamento composto da quattro tende, che avevano eretto la sera prima.
Il sole era appena scomparso dietro una grande nuvola, e la temperatura, che sembrava in aumento, era di nuovo scesa.
Memeth si avvolse nel lungo mantello porpora e percorse il tortuoso sentiero, finchè non scorse, lontano, tra i molti alberi un fuoco attorno al quale si muovevano molte ombre indefinite.
Continuò a camminare, il tabacco nella pipa si spense e con un’imprecazione la ripose nella bisaccia che portava ad un fianco; più avanti un uomo si stava avvicinando con passo rapido, Memeth lo salutò con un cenno del capo e quello si portò la mano destra al cuore e poi alla fronte:
-Capitano Memeth- disse con un sorriso impercettibile
-Ravel..- rispose l’uomo
-Abbiamo cominciato smontare l’accampamento, entro mezzodì se cavalcheremo di buon passo, secondo Erec dovremmo giungere a Pimcbak…-
- Finalmente…- rispose Memeth osservando le cime delle montagne che fiancheggiavano la valle che stavano attraversando, poi disse, richiamando il soldato che già stava ritornando verso l’accampamento:
-Ravel, ho bisogno di un tuo parere- cominciò
-Stavo pensando a come sarà la situazione nella città, con la guerra a nord non vorrei che in questi giorni in cui non ci sono giunte notizie, alcuni gruppi si siano spinti sino a qui per ostacolare gli eserciti in marcia per l’Haskonsor-
-Mah …non penso possano arrivare a ciò, non sarebbe ragionevole attaccare frontalmente eserciti possenti come quelli che stanno partendo da Pimcbak, meglio che ripieghino nelle loro città e si difendano, anche se non potranno molto...- affermò con un sospiro il soldato spostandosi un ciuffo di capelli dagli occhi.
-Tu dici Ravel? Pensi che queste genti siano ancora capaci di distinguere ciò che è ragionevole da quello che non lo è?- domando quasi ironicamente Memeth al soldato, continuando a camminare verso l’accampamento anche se ora in modo più rilassato così da poter discutere più a lungo con l’amico.
-Questi rivoltosi ci hanno attaccato, si sono ribellati alla Lega di Dàerem, mettendosi contro a interi popoli desiderosi di una pace duratura che avevano raggiunto dopo anni e anni di continue lotte, e tu ancora mi vieni a parlare di ragionevolezza?-
-Io penso, Memeth, che se non fossimo alleati con i Diaden, ora staremo combattendo fianco a fianco ai rivoltosi, perché è proprio colpa dei Diaden se è scoppiata questa guerra, sono stati loro ad indurre Ghirghisten ad attaccarci…- cominciò Ravel, ma venne interrotto dal comandante.
-Non pensare sempre al passato, lo so anche io che se fossimo ancora in guerra con i Diaden il nostro regno sarebbe stato il primo ad attaccarli, ma un tempo ogni pretesto era buono per cominciare una guerra, ora siamo in pace e se vogliamo che la Confederazione duri a lungo dobbiamo renderci conto che il nemico di uno stato a noi alleato diventa, di fatto, anche un nostro nemico- disse Memeth appoggiando una mano sulla spalla del soldato.
Erano appena entrati nel piccolo accampamento in cui erano cominciati i preparativi per lo sgombero.
Alcune delle tende erano già state smontate e giacevano scompostamente ai piedi dei grandi faggi, i cavalli erano stati sellati e qua e là alcuni soldati lucidavano le proprie spade e i propri scudi, brutto presagio pensò Memeth, segno che anche l’animo degli altri uomini era turbato dal sentore di una battaglia imminente.
Si diresse, seguito dall’altro soldato, verso la sua tenda al centro dell’accampamento, fece per entrarvi ma si fermò udendo in lontananza un fievole rumore di zoccoli portato dal vento che aveva cominciato a spirare da est, alzò il capo e vide in lontananza, lungo il sentiero che stavano seguendo, un cavaliere in sella ad un nero destriero avanzare spedito verso l’accampamento sventolando in aria una bandiera rossa raffigurante al centro un gallo nero stilizzato sormontato da cinque stelle nere, segno che quell’uomo apparteneva ad uno stato della Confederazione
Vi posto le prime tre pagine anche se non vi dieranno molto, aspettando un vostro parere
Il sole sorse, lontano ad est, dietro alti monti che si ergevano distanti, all’orizzonte.
Era un sole freddo, che non riscaldava né il cuore né il corpo, e il suo cerchio lucente era offuscato da grigie nuvole dalle quali scendeva, occasionalmente, qualche fiocco di neve.
Da nord spirava un vento gelido ed era ormai da giorni che non dava segno di attenuarsi.
Ma non era un vento di quelli che soffiavano comunemente in quel mondo antico e decadente in cui grandi imperi soggiogavano piccoli regni, in cui il sangue impregnava le vie di ogni città.
Quel vento portava in se urla lontane, urla di dolore e di supplica.
Appoggiato ad un possente albero un uomo ascoltava quei versi strazianti, proteggendosi il viso dal vento gelido con le mani.
Abbassò lo sguardo guardando la candida neve caduta giorni prima e ormai ghiacciata, cercando di riscaldarsi in qualche modo.
Si alzò e accese la pipa che teneva tra i denti, non vedeva altro modo per evitare il freddo restando in solitudine, cercò di emettere qualche anello di fumo ma invano.
Si era allontanato dal suo gruppo per riflettere sul da farsi e per concentrarsi, da ormai qualche ora e, pensò, sicuramente il resto degli uomini ora lo stava aspettando, se non persino cercando.
Raccolse la spada che aveva lasciato appoggiata ad un faggio e si diresse, attraverso il bosco, verso il piccolo accampamento composto da quattro tende, che avevano eretto la sera prima.
Il sole era appena scomparso dietro una grande nuvola, e la temperatura, che sembrava in aumento, era di nuovo scesa.
Memeth si avvolse nel lungo mantello porpora e percorse il tortuoso sentiero, finchè non scorse, lontano, tra i molti alberi un fuoco attorno al quale si muovevano molte ombre indefinite.
Continuò a camminare, il tabacco nella pipa si spense e con un’imprecazione la ripose nella bisaccia che portava ad un fianco; più avanti un uomo si stava avvicinando con passo rapido, Memeth lo salutò con un cenno del capo e quello si portò la mano destra al cuore e poi alla fronte:
-Capitano Memeth- disse con un sorriso impercettibile
-Ravel..- rispose l’uomo
-Abbiamo cominciato smontare l’accampamento, entro mezzodì se cavalcheremo di buon passo, secondo Erec dovremmo giungere a Pimcbak…-
- Finalmente…- rispose Memeth osservando le cime delle montagne che fiancheggiavano la valle che stavano attraversando, poi disse, richiamando il soldato che già stava ritornando verso l’accampamento:
-Ravel, ho bisogno di un tuo parere- cominciò
-Stavo pensando a come sarà la situazione nella città, con la guerra a nord non vorrei che in questi giorni in cui non ci sono giunte notizie, alcuni gruppi si siano spinti sino a qui per ostacolare gli eserciti in marcia per l’Haskonsor-
-Mah …non penso possano arrivare a ciò, non sarebbe ragionevole attaccare frontalmente eserciti possenti come quelli che stanno partendo da Pimcbak, meglio che ripieghino nelle loro città e si difendano, anche se non potranno molto...- affermò con un sospiro il soldato spostandosi un ciuffo di capelli dagli occhi.
-Tu dici Ravel? Pensi che queste genti siano ancora capaci di distinguere ciò che è ragionevole da quello che non lo è?- domando quasi ironicamente Memeth al soldato, continuando a camminare verso l’accampamento anche se ora in modo più rilassato così da poter discutere più a lungo con l’amico.
-Questi rivoltosi ci hanno attaccato, si sono ribellati alla Lega di Dàerem, mettendosi contro a interi popoli desiderosi di una pace duratura che avevano raggiunto dopo anni e anni di continue lotte, e tu ancora mi vieni a parlare di ragionevolezza?-
-Io penso, Memeth, che se non fossimo alleati con i Diaden, ora staremo combattendo fianco a fianco ai rivoltosi, perché è proprio colpa dei Diaden se è scoppiata questa guerra, sono stati loro ad indurre Ghirghisten ad attaccarci…- cominciò Ravel, ma venne interrotto dal comandante.
-Non pensare sempre al passato, lo so anche io che se fossimo ancora in guerra con i Diaden il nostro regno sarebbe stato il primo ad attaccarli, ma un tempo ogni pretesto era buono per cominciare una guerra, ora siamo in pace e se vogliamo che la Confederazione duri a lungo dobbiamo renderci conto che il nemico di uno stato a noi alleato diventa, di fatto, anche un nostro nemico- disse Memeth appoggiando una mano sulla spalla del soldato.
Erano appena entrati nel piccolo accampamento in cui erano cominciati i preparativi per lo sgombero.
Alcune delle tende erano già state smontate e giacevano scompostamente ai piedi dei grandi faggi, i cavalli erano stati sellati e qua e là alcuni soldati lucidavano le proprie spade e i propri scudi, brutto presagio pensò Memeth, segno che anche l’animo degli altri uomini era turbato dal sentore di una battaglia imminente.
Si diresse, seguito dall’altro soldato, verso la sua tenda al centro dell’accampamento, fece per entrarvi ma si fermò udendo in lontananza un fievole rumore di zoccoli portato dal vento che aveva cominciato a spirare da est, alzò il capo e vide in lontananza, lungo il sentiero che stavano seguendo, un cavaliere in sella ad un nero destriero avanzare spedito verso l’accampamento sventolando in aria una bandiera rossa raffigurante al centro un gallo nero stilizzato sormontato da cinque stelle nere, segno che quell’uomo apparteneva ad uno stato della Confederazione